Assertività e diritti assertivi: “Io sono il solo giudice di me stesso”

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assertività psicologa romaA cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Roma

“Vieni oggi in centro con me?” vi chiede un’amica, “Guarda veramente avrei da fare…” risponde la seconda.. e inizia il broncio.. “Ma come, tu sei mia amica…non puoi lasciarmi sola… dai, quello che devi fare lo puoi fare anche dopo… vieni con me… “ E vi ritrovate a fare l’esatto contrario di quello che volevate, mentre il vostro pensiero va al bel pomeriggio di relax che vi eravate programmate da tempo e a cui avete dovuto rinunciare per far contenta un’amica.

“Amore mi piacerebbe molto andare in moto con gli amici sabato pomeriggio, vieni?” Chiedete alla vostra compagna “Guarda, a me non piace affatto, lo sai che ho paura e sai anche che non mi va che vai con gli amici in giro come uno smidollato… non hai più vent’anni!”

E il risultato è che passate tutto il sabato pomeriggio a fare compere mentre pensate a quanto sarebbe stato bello poter uscire un po’ con gli amici e fare quella gita in moto che tanto desideravate.

“Non urlare o cosa penseranno i vicini di noi!!” Tipica frase che si sente durante un litigio casalingo.

Quante volte avreste voluto dire di no e invece vi siete ritrovate a fare l’esatto contrario, o peggio ancora siete passati sopra a quelli che erano i vostri bisogni per assecondare i desideri dell’altro. E ancora, ripensate a quella volta che avreste voluto dire la vostra opinione ma avete preferito tacere per evitare il giudizio altrui, oppure quando vi siete sentiti giudicati e feriti nel profondo per aver semplicemente detto quello che pensavate.

Bhe, miei cari.. se queste situazioni vi sono capitate o le avete viste accadere sotto i vostri occhi, è proprio il caso che iniziamo a leggere il capitolo più importante contenuto nel manuale di sopravvivenza nelle relazioni, il capitolo che s’intitola assertività.

L’ Assertività è la decisa volontà a far valere i propri diritti, di esprimere le proprie opinioni, sentimenti, desideri, bisogni, in modo chiaro, onesto, diretto, appropriato e rispettoso dei diritti ma non dei voleri altrui.

Molto spesso però questa capacità viene scambiata per egoismo o per cinismo… in realtà questo è solo e semplicemente il modo per affermarsi, per dire quello che si prova e che si vuole veramente, senza per questo aver paura di dire il proprio pensiero ( temendo la reazione dell’altro) e senza sentirsi in colpa perché “così non ci si comporta!”

Purtroppo socialmente questo stile comportamentale e comunicativo viene inibito perché difficile da gestire. Soprattutto l’educazione di una volta si basava su sensi di colpa e induzione alla passività:  “Se non ubbidisci poi la mamma sta male” e il famoso “chi si loda si imbroda”  hanno contribuito a creare un profondo senso di inadeguatezza legato allo scollamento tra chi si “deve essere” e chi si “vorrebbe essere e non può”. Le persone si son viste così scivolare di mano il timone della propria persona.. limitandosi a seguire sterili dettami socialmente indotti e seppellendo ogni velleità e necessità di essere se stessi.

Se da un lato questo atteggiamento ha finito con il cristallizzarsi in una modalità di relazione passiva, dall’altro lato non va sottovalutato invece, la modalità aggressiva di chi fa sentire in colpa, attacca, giudica, umilia …

Spesso figli passivi hanno genitori aggressivi che li hanno giudicati e umiliati, svalutando ogni loro iniziativa e il loro mondo emotivo. Si evidenziano così due atteggiamenti opposti ed ugualmente dannosi:

  • essere passivi : compiacenza e acquiescenza con conseguente mancata espressione di opinioni, bisogni, diritti e desideri
  • essere aggressivi: espressione di opinioni, bisogni, diritti attaccando, colpevolizzando, giudicando, umiliando

 

Perché?

  • Il passivo ha paura di: offendere l’altro, farlo soffrire, rovinare il rapporto, sembrare cattivo o egoista
  • L’aggressivo ha paura di: essere attaccato e quindi attacca, essere sopraffatto, sembrare debole

Cosa accade allora?

  • La persona passiva non riesce ad esprimere i suoi bisogni per cui: si isola dagli altri, perde la stima di sé esplode diventando aggressiva
  • La persona aggressiva esplodendo: rovina i rapporti con gli altri, stimola l’aggressività diretta o indiretta, si sente in colpa, abbassa la sua autostima

Si può ovviamente oscillare da una modalità all’altra in diversi contesti e con diverse persone ( sindrome del pendolo) con conseguente inasprimento dei rapporti sociali e lavorativi, in quanto nessuna delle due modalità è adeguata e permette la libera espressione dei bisogni e diritti:  il passivo tace, l’aggressivo urla, mentre l’assertivo comunica efficacemente e dice apertamente ciò di cui ha bisogno.

Immaginiamo una coppia in cui la ragazza vorrebbe che il proprio compagno fosse più presente. Se ha uno stile passivo probabilmente tace per paura di perderlo ( il ragazzo, secondo lei, potrebbe considerarla una palla al piede e lasciarla), se ha uno stile aggressivo urla e sbraita rivendicando le proprie ragioni ( il solo modo per farsi ascoltare è gridare e farsi vedere forti), se ha uno stile assertivo potrebbe dire: “In questo momento ti sento distante e avrei bisogno di averti e sentirti più vicino. Capisco i tuoi impegni, come ne ho anche io, ma desidero passare più tempo con te perché ritengo sia importante per la crescita del rapporto e per me.”

Vedete bene come la musica cambia: si lascia spazio alla comprensione da parte dell’altro e si da modo di replicare e di venire a patti; insomma ci si confronta dicendo chiaramente cosa si prova e quello che si vorrebbe, senza paure e sensi di colpa. L’altro ha così più informazioni su di noi e può capire cosa ci fa star male e cosa no e soprattutto ha la possibilità eventualmente di cambiare, se vuole, comportamento. Non funziona con il “Se mi ama lo deve capire”: l’altro è un essere umano come noi e, a meno che non abbia il dono della telepatia, non può sapere cosa vogliamo e di cosa abbiamo bisogno.

Quando difendiamo i nostri diritti ci facciamo rispettare e stimare di più, impediamo agli altri di approfittarsi di noi: insomma, ad essere assertivi c’è solo da guadagnare!

Ma come si può di punto in bianco diventare assertivi?

Non è semplice, ma di certo è un obiettivo alla portata di tutti. Nei prossimi articoli vedremo come fare passo dopo passo. Oggi intanto vi mostro le “tavole dei diritti assertivi”: ovvero dei diritti che molto spesso non sappiamo nemmeno di avere o che riteniamo sia sconveniente reclamare…

Iniziamo a leggerli e a considerarli fondanti della nostra vita quotidiana… potranno sembrarci scontati oppure addirittura lontani anni luce; fatto sta che in entrambe i casi non li applichiamo. Diamoci allora da fare, leggiamoli ogni giorno, facciamoli nostri adottandoli come nuove regole di vita, perché abbiamo il diritto di stare bene e di poter esprimere quello che abbiamo dentro: perché ricordate, SIAMO NOI CHE DIAMO AGLI ALTRI IL POTERE DI FARCI DEL MALE!

Buona lettura e buona consapevolezza

I DIRITTI ASSERTIVI

  • Il diritto di essere trattato sempre con rispetto e dignità
  • Il diritto di avere ed esprimere un’opinione personale non necessariamente coincidente con quella altrui.
  • Il diritto di essere ascoltato e preso sul serio quando si esprimono i propri punti di vista e le proprie opinioni
  • Il diritto di chiedere ciò che si ritiene opportuno nel rispetto del reciproco diritto a rifiutare
  • Il diritto di dire no senza sentirsi in colpa sul piano personale
  • Il diritto di provare degli stati d’animo e di manifestarli in modo assertivo
  • Il diritto di commettere errori
  • Il diritto di cambiare opinione e modo di pensare
  • Il diritto di non soddisfare sempre le aspettative altrui
  • Il diritto di dire “non capisco”
  • Il diritto di esprimere il proprio disinteresse verso iniziative di altri
  • Il diritto di decidere sulla propria responsabilità di risolvere problemi altrui
  • Il diritto di decidere cosa fare di tutto ciò che è di propria ed esclusiva pertinenza e che non lede i diritti altrui
  • Il diritto a perseguire e raggiungere i propri obiettivi ed il proprio successo superando gli altri
  • Il diritto di chiedere un chiarimento ed essere informato
  • Il diritto di avere bisogni e desideri che sono importanti quanto quelli degli altri
  • Il diritto di essere i soli giudici di noi stessi

 

Bibliografia

Maria Cristina Strocchi “Autostima, se non ami te stesso, chi ti amerà?” Ed. San Paolo, 2002

Rosette Poletti, Barbara Dobbs, “Quaderno di esercizi per l’autostima”, Ed. Vallardi, 2014

Enrico Rolla, “Piacersi non piacere”, Ed SEI Torino, 1987

 

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