Tipi di violenza: riconoscerli e rompere il silenzio

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tipi di violenza psicologa romaA cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Roma 

Subire violenza significa anche riportare danni fisici, ma non solo.

Se nell’immaginario collettivo è ben chiara la caratterizzazione della violenza fisica, ben più difficile da individuare sono le altre forme di violenza, poiché sono sempre condotte al “limite” o “culturalmente tollerate” all’interno di un rapporto di coppia, quando in realtà va considerata come condotta violenta, ogni sconfinamento che avviene senza il consenso dell’altra persona e attuato con la forza per affermare il proprio potere, a discapito dei diritti e della dignità altrui. Vediamo i vari tipi di violenza

 

VIOLENZA FISICA

Ogni persona ha un proprio confine fisico ed emotivo rappresentato dalla pelle ed ogni sconfinamento che avvenga senza il nostro consenso, è una grave offesa. Si può considerare violenza fisica ogni atto fisico dalle percosse alle lesioni. Spingere, strattonare, schiaffeggiare, chiudere in una stanza, danneggiare oggetti nelle vicinanze della vittima, trattenere: sono alcuni comportamenti che rientrano nella violenza fisica e che non sempre vengono individuati come tali. Molto spesso vengono giustificati come atto d’ira momentaneo, o come comportamenti normalmente inseriti all’interno di un carattere controllante e difficile da gestire. Il violento diventa spesso l’uomo da “giustificare” e da “non far arrabbiare”, senza rendersi conto di entrare così all’interno di quella che si definisce spirale della violenza. Vengono quindi attuati una serie di comportamenti da parte della vittima, finalizzati a evitare lo scontro, senza rendersi conto che in realtà il maltrattante, proprio per la sua natura, troverà sempre e comunque una motivazione per essere violento.

 

VIOLENZA PSICOLOGICA

Accanto alle conseguenze più visibili della violenza fisica, ve ne sono altre più intangibili e difficili da definire, quelle della violenza psicologica. La donna, infatti, portata spesso ad una situazione di instabilità ed impotenza mentale, difficilmente riconosce determinati comportamenti quali vessazioni, umiliazioni, isolamento, minacce, come facenti parte di condotte violente e pertanto a fatica denuncia la situazione. La violenza psicologica di fatto riguarda tutti quei comportamenti atti a ledere la dignità dell’altra persona: il rifiutare ( inteso come volontà di non ascoltare ed ignorare), l’inferiorizzare ( come svalutare, schernire, vessare, umiliare), l’isolare ( inteso come gesto volto a non consentire relazioni con l’esterno e quindi anche il controllo che viene operato sulla libertà della persona), l’intimorire ( come azione che crea paura e terrore nella donna per mezzo di minacce ). Può essere inflitta intenzionalmente e finalizzata ad una specifica punizione intimidazione, controllo dell’identità, del comportamento e della libertà della donna. Si verifica in situazioni in cui la donna apparentemente può disporre della sua libertà, apparentemente può andarsene, ma in realtà vive prigioniera della paura delle conseguenze, della mancanza  di risorse e/o di sostegno da parte della famiglia o dello stato da cui spesso non si sente difesa. E’ violenza psicologica colpevolizzare in pubblico, insultare, perseguitare ( stalking), minacciare di far del male a persone care, denigrare, umiliare, ridicolizzare.

 

VIOLENZA ECONOMICA

Si tratta di qualsiasi comportamento finalizzato all’induzione di dipendenza economica della donna da parte dell’uomo. Nel caso in cui la donna lavori, il partner metterà in atto strategie che la porteranno a perdere o a rinunciare al lavoro; mentre, nel caso in cui la donna cerchi lavoro, l’altro adotterà comportamenti finalizzati a distruggerne l’autostima così da portarla a rinunciare. E’ violenza economica vietare, boicottare l’accesso al lavoro, controllare il flusso di denaro della vita familiare quotidiana, appropriarsi del reddito portato dalla partner, non adempiere agli obblighi di legge relativi al mantenimento.

 

VIOLENZA SESSUALE

Le vessazioni sessuali e rapporti non consensuali imposti da un partner non sono considerati ad oggi, in molti paesi del mondo, come violenza, a maggior ragione se tutto ciò avviene all’interno di un matrimonio. Il presupposto in tali condizioni è proprio che, essendo in seguito ad un contratto matrimoniale, la donna proprietà dell’uomo, questi ne possa disporre come meglio crede anche e soprattutto dal punto di vista sessuale. In realtà, anche all’interno di un matrimonio, si può subire violenza sessuale. Ogni volta in cui si compie un atto sessuale in modo non consensuale che viene quindi vissuto come minaccia e attacco e che ha l’effetto di ferire, umiliare e togliere ogni capacità di controllo del contatto intimo, si può parlare di violenza sessuale. Costringere ad avere rapporti sessuali la propria partner, obbligarla a pratiche sessuali indesiderate ( per esempio avere rapporti sessuali anche con altre persone o in presenza di altre persone,  o ancora, imporre pratiche che implicano il far male fisicamente o psicologicamente) : tutto questo si può annoverare come violenza sessuale, anche all’interno di un matrimonio o di una relazione intima in generale.

Queste forme di violenza spesso possono presentarsi singolarmente o in concomitanza, dando origine a quella che viene definita violenza domestica.

E’ importante sapere che non si può giungere ad un identikit del violento, ma si può comunque fare attenzione a personalità particolari che sono più inclini di altre alla violenza ( narcisista, antisociale etc..), mentre la violenza stessa, resta comunque una dinamica trasversale che colpisce donne di ogni tipo ad opera di uomini di ogni estrazione socio-culturale. Proprio per questo motivo è importante lavorare preventivamente sulle proprie vulnerabilità, sull’eventuale paura dell’abbandono e della solitudine, sulla propria autostima e consapevolezza di sé. I violenti, difatti, approfittano di quelle che sono le difficoltà emotive della vittima che non riconosce le emozioni di allarme come paura, ansia, senso di colpa e svalutazione, normalizzandole e giustificandole. Non riconoscendo le emozioni e non conoscendo molto probabilmente i propri bisogni, ecco che facilmente cadono preda dei maltrattanti, non avendo chiaro cosa significhi una relazione sana in cui due individui crescono insieme, nel rispetto, nella fiducia “di base” e nella solidarietà. In nome dell’amore, finiscono per scambiarlo con la violenza e i maltrattamenti e nella paura di perdere il partner, perdono se stesse.

Cosa fare se si riconosce di essere vittime di violenza?

  • Anzitutto è fondamentale uscire dall’isolamento: chiedere sostegno ad amici e parenti cui raccontare quanto stiamo vivendo. Non vergognamoci di quanto sta accadendo e non colpevolizziamoci: siamo vittime di un maltrattante e non colpevoli di non essere capaci di gestire la situazione
  • Rivolgersi alle forze dell’ordine denunciando l’aggressore, e se in ospedale, chiediamo aiuto a sportelli rosa o al personale sanitario
  • Rivolgersi ad un centro antiviolenza o chiamare il 1522 il numero nazionale antiviolenza
  • Chiedere un supporto psicologico

 

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