Tumore al seno e sessualità: quando l’intimità diventa un tabù

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tumore seno sessualità psiconcologia romaA cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Roma 
E’ chiaro che, quella contro il cancro, è una lotta  dolorosa, che crea paure, dubbi e conflitti, che possono influenzare negativamente qualsiasi coppia, alterare l’equilibrio anche la più forte e stabile relazione, mettere a dura prova la esistenza psico-emotiva dei partner. Si perché il cancro mina profondamente ogni aspetto della vita, facendo sentire chi ne è colpito (direttamente o indirettamente) debole e sotto scacco, mette in discussione tutto il proprio sistema dei valori, rendendo fragile ogni certezza.

Tutto acquisisce una nuova valenza, ogni cosa viene vista da una prospettiva differente, ridimensionata e “assegnata ad una nuova categoria” : “cose che ritenevo importanti e che in realtà non lo sono”, oppure, “cose che ritenevo secondarie e di cui ho invece riscoperto l’importanza e l’effettivo valore”.

Tutto è stravolto e l’istinto di sopravvivenza la fa da padrone: preoccupazioni economiche, per il lavoro, dubbi su come rapportarsi con i figli o con gli altri componenti della famiglia… tutto fa scivolare la sessualità in secondo piano e il desiderio sessuale viene accantonato perché “inutile” e a volte persino “ridicolo”.

Questa è tuttavia una considerazione che può essere valida nella maggior parte dei casi, ma che acquisisce una valenza particolare nel caso di un cancro al seno.

La sessualità è, infatti,  uno degli aspetti che prima risente di un tumore, in particolare del cancro al seno. Perché? Perché il seno, è il vero e proprio centro dell’immagine corporea femminile, una donna spesso si identifica con il suo seno, grande o piccolo che sia. È un aspetto fondamentale che non andrebbe  mai dimenticato o sottovalutato  quando si affronta  il cancro al seno.
Proviamo a vedere come viene, in concreto cambiato l’approccio ed il vissuto sessuale di una donna nel momento in cui si trova a lottare contro il cancro al seno.

Vari sono gli elementi da considerare:

Tipologia di intervento: Anche il tipo di chirurgia effettuata ha un grosso peso: c’è un’enorme differenza tra la pratica conservativa di una quadrantectomia (rimozione di un unico quadrante di mammella) con la sola asportazione di un linfonodo sentinella (è il primo linfonodo che la linfa incontra nel suo percorso a partire dal tumore) auspicabilmente negativo e una mastectomia totale (asportazione dell’intera mammella) con estesa linfoadenectomia (asportazione di tutti i linfonodi ascellari). Una mastectomia totale ha tutta una serie di conseguenze negative sulle donna, a cominciare dall’impatto estetico che porta inevitabilmente a un peggioramento di tutto ciò che concerne la sfera dell’erotismo e del piacere.  L’83 per cento delle donne che hanno subito questo tipo di intervento riferiscono di una sensibile diminuzione del piacere alla stimolazione al seno e di un condizionamento derivante dalla vergogna di mostrare le cicatrici al proprio partner che impedisce di accettare serenamente anche solo baci e carezze.

Cambiamenti nella immagine corporea: è normale per una donna che sta vivendo un’ esperienza di tumore al seno  sentirsi  quasi  invasa da un profondissimo sentimento di negatività rispetto la propria immagine corporea, soprattutto se vi è la presenza di operazioni chirurgiche che modificano profondamente l’aspetto del seno . Alcune donne si sentono molto a disagio a mostrare e coinvolgere attivamente il seno “malato” nella sessualità, come se escludessero che questa parte corporea possa più, in alcun modo essere veicolo di piacer. Così facendo , di fatto , ridurranno drasticamente l’importanza del seno nel rapporto sessuale , escludendola razionalmente dalle  proprie zone erogene.

Menopausa medica: indipendentemente dall’età della donna, se una parte del trattamento comprende la chemioterapia, è possibile che questo farà sì che vi sia una “menopausa medica”, che  si presenterà con  sintomi di secchezza vaginale, vampate di  di calore, squilibri ormonali (che possono direttamente incidere sul livello di desiderio sessuale), e ovviamente infertilità.  La chemioterapia può anche tradursi nella  perdita dei capelli e nell’ aumento o diminuzione del peso.  Senza considerare poi la nausea e la stanchezza che, di fatto, non aiutano nessuna donna a sentirsi sexy e sessualmente  attraente

Mancanza di desiderio: la perdita di interesse rispetto al sesso, ovviamente  può avere una  componente psicologica, ma fondamentalmente si tratta di un problema fisico, e  quindi come tale va accettato. Uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Medicine “, ha esaminato 1.684 donne sopravvissute al cancro al seno, ed  ha scoperto che la maggior parte di loro (70%) ha mostrato mancanza di desiderio sessuale, bassa autostima, minore raggiungimento dell’orgasmo, dolore durante i rapporti, il tutto dovuto ad una maggior secchezza vaginale determinata dalla terapia. Questi disturbi sessuologici  non sono direttamente collegati con lo stadio del tumore o con il tipo di intervento chirurgico eseguito per rimuoverlo (mastectomia totale o parziale,  chirurgia più conservativa che rimuove il cancro, ma non il seno).

La dispareunia : La chirurgia e i trattamenti per la cura di un tumore all’apparato riproduttivo possono produrre secchezza vaginale e dolore nei rapporti. Questa condizione fisiologica molto spesso si traduce in un calo del desiderio sessuale dovuto proprio alla paura della donna di provare dolore durante l’atto sessuale.  Così come nell’uomo problemi di erezione o eiaculazione dolorosa possono scatenare un circolo vizioso di paura di fallire (ansia da prestazione), così nella donna la dispareunia (condizione in cui il coito è doloroso) può essere un forte impedimento alla pratica del sesso.
Di fronte a una situazione del genere un partner poco accogliente può scambiare per scarso interesse, rifiuto e insensibilità quelle che in realtà sono semplicemente delle ritrosie determinate da un impedimento fisico.

Questo per quanto riguarda i cambiamenti fisici, ma  non possiamo non aggiungere tutti quelli che sono i vissuti emotivi legati a doppio filo ad una diagnosi di tumore al seno.  La paura, la depressione e la frustrazione che i membri della coppia si trovano ad affrontare nel fronteggiare   una grave malattia, sono realtà importantissime da tenere in considerazione.

Oltre al tabù sessuale, infatti, la malattia implica una possibile difficoltà nelle relazioni interpersonali per sentimenti di vergogna e inadeguatezza e per molti significa anche perdere autostima, fiducia nel futuro e nella progettualità.
Gli aspetti relazionali e psicologici, dunque, assumono un’importanza maggiore degli effetti fisici sulla sessualità, perché la maggior parte delle persone sostiene che la cosa più importante è sentirsi amati, desiderati e accettati. Per questo spesso accade che per paura di non essere accettati dal proprio partner per un corpo che porta i segni evidenti di un intervento, si smorzi il desiderio sessuale condizionato anche dal pensiero dominante della sopravvivenza, dalla rabbia e dalla frustrazione di sentirsi diversi dagli altri.

Molte sono le paure, spesso confuse ed ingarbugliate, che si insinuano nel vissuto di tutti i giorni, minando non solo la sessualità ma l’intero vissuto emotivo della coppia.

Le più diffuse sono  la paura di essere abbandonata,  paura del rifiuto, la paura della morte, la paura del futuro e persino la paura di lottare. Anche i partner maschili vivono mille, timori che sono intrinsecamente legati all’ affetto ed all’amore che provano per la propria compagna, spesso vi è il timore di  causare dolore o disagio alla propria moglie, di non sentirsi in grado di aiutarla, di sentirsi inutili , di aver fallito nel proprio compito di “protezione” nei suoi confronti, paura di non poter fare nulla.

Cosa fare?

  1.  Avere un atteggiamento positivo: essere ottimisti e centrati sui propri obiettivi aiuta a lottare per riconquistare la propria sessualità, nella piena convinzione che la maggior parte delle problematiche sessuali possano essere facilmente risolte.
  2. Parlare con il partner: aprirsi, essere franchi e sinceri con l’altro, ricercare insieme informazioni, documentarsi e poi sperimentare nuovi approcci vi aiuterà a preparare il modo migliore per affrontare la sfida più grande che una donna possa mai immaginare, superando questa malattia insieme
  3. Parlare con il proprio medico:sicuramente è l’ultima cosa che vorresti fare, ma parlarne può aiutarti a trovare delle risposte e farti sentire più a tuo agio. Poiché i problemi di natura sessuale sono spesso legati a una riduzione dei livelli di estrogeni, progesterone o testosterone dovuta al trattamento, devi essere quanto più esplicita possibile con il tuo medico per consentirgli di trovare la terapia migliore. Puoi anche portare il tuo partner con te, così ognuno di voi può parlare dei problemi che più gli stanno a cuore ed entrambi riceverete le stesse informazioni. Se ti imbarazza parlare di questi aspetti con il tuo partner o con un medico, apriti con una amica che ha vissuto la tua stessa esperienza o rivolgiti a un gruppo di supporto. Ti sorprenderai di quanto ti può essere d’aiuto.
  4.  Richiedi un supporto psicologico individuale o di gruppo

A cosa serve un supporto psicologico?

Anzitutto il sostegno psicologico è volto a ripristinare un equilibrio preesistente o a creare una nuova dimensione della coppia in cui il senso di colpa, che molte donne sperimentano relativamente alla scarsa disponibilità nei confronti del partner, viene portato alla luce e condiviso.

Vengono poi valutati gli elementi di rabbia, vergogna, impotenza, frustrazione e scarsa autostima facilitando la gestione di problematiche specifiche, e il miglioramento delle relazioni atte a sviluppare una maggiore consapevolezza personale. L’obiettivo primario è individuare risorse e fornire strumenti per avere una vita di coppia e sociale più serena e consapevole, valutando,quindi, anche la rete sociale e il contesto di vita, così da poter scegliere la strategia migliore atta a fronteggiare le difficoltà derivanti dalla malattia e dalle cure.

In base alle necessità è possibile optare per un supporto individuale, di coppia o incontri di gruppo, in cui è possibile non solo “normalizzare” la propria condizione ma anche individuare nuovi stili di coping, ovvero nuove modalità di fronteggiamento per gestire i sentimenti negativi legati alla malattia e le problematiche contingenti che essa comporta.

 

 

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