Spirale della violenza e relazioni violente: caratteristiche e dinamiche

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violenza sulle donne psicoterapeuta romaA cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Roma 

La violenza sulle donne, per quanto oggi riempia le pagine di cronaca di quotidiani e trasmissioni, rimane purtroppo un fenomeno fortemente sottostimato per vari e complessi motivi d’ordine e culturale. Se pensiamo, infatti, a quello che era il “delitto d’onore”, ovvero la possibilità di ottenere uno sconto di pena per un uomo che aveva ucciso una donna, il cui comportamento si poteva considerare “disonorevole”, o ancora, se ci soffermiamo sul “matrimonio riparatore”  con cui un uomo, sposando la donna che lui stesso aveva violentato, cancellava di fatto ogni eventuale condanna, è chiaro come la donna ad oggi si ritrovi ancora in condizioni d’inferiorità, nonostante la rivendicazione e il riconoscimento dei propri diritti.

Non importa, infatti, che sia una donna manager o casalinga angelo del focolare: a livello culturale viene ancora considerata un gradino sotto l’uomo; quello stesso uomo che sempre più spesso non accetta un “no” o la fine di una relazione perché una ferita narcisistica per lui troppo profonda, essendogli stata inferta proprio da una donna.

Questa condizione di inferiorità è tuttavia interiorizzata dalla donna stessa: retaggio di un’educazione basata sulla repressione e sull’obbedienza. Il rispetto di sé, dei propri bisogni, della propria persona, piegati sin dall’infanzia, risultano essere, insieme all’estrema accondiscendenza e alla passività, fattori predisponenti relazioni future con un potenziale maltrattante.

La donna, infatti, molto spesso non riconosce proprio per questo motivo, i campanelli d’allarme circa la relazione con un partner pericoloso, scambiandolo per una persona dal carattere difficile ma che ha bisogno soltanto di essere compreso a aiutato. Tutti quei segnali che potrebbero farla allontanare vengono quindi ignorati più o meno consapevolmente, a favore di una relazione illusoria in cui “l’amore vero trionfa sempre”. Parte proprio da qui la dinamica delle relazioni violente: le CREDENZE DISFUNZIONALI su come funziona il rapporto, su quelli che sono i ruoli all’interno della coppia e sui bisogni ed emozioni  all’interno della dinamica relazionale. In particolar modo queste ultime vengono annebbiate dall’opera di manipolazione del partner maltrattante: la vittima, infatti, attraverso la dissociazione perde ogni informazione emotiva che viene quindi distorta: il senso di inadeguatezza legato alle continue vessazioni cui è sottoposta, il senso di colpa per le reazioni violente del partner ( perché è a lei che il violento imputa le proprie reazioni “ Sei tu che mi fai diventare così! “), la vergogna per non riuscire a fermare la situazione e ancora, ansia e paura per le condotte violente di cui è vittima. Queste, unite alla nostalgia di alcuni ricordi positivi (che vengono enfatizzati a discapito di quelli negativi ben più numerosi) e all’illusione che le cose cambino, costituiscono il clima di confusione emotiva in cui si muove la vittima. Il tutto acuito dalla condizione di isolamento sociale in cui spesso la donna si ritrova a vivere quando ha accanto un partner violento che pian piano le fa chiudere rapporti con amici, familiari e colleghi, così da consolidare il proprio potere e controllo sulla vittima.

Quali sono le caratteristiche di una relazione violenta?

Alla base vi è anzitutto una relazione di potere impari in cui un partner utilizza volutamente la superiorità fisica, economica etc.. per affermare direttamente i propri interessi contro la volontà dell’altro. Si tratta di un’azione non isolata ma ripetuta ciclicamente, attraverso le stesse fasi che vedono un’escalation dei comportamenti violenti: l’intervallo tra una fase e l’altra solitamente si accorcia e l’intensità della violenza aumenta.

Questa dinamica viene definita SPIRALE DELLA VIOLENZA. Vediamone le fasi

  • Nella prima fase cresce la tensione tra maltrattante e vittima. In questa fase spesso la vittima cerca di prevenire ogni azione violenta adattandosi al volere del partner per non “farlo arrabbiare, mentre lui le imputa le colpe delle proprie reazioni violente
  • Ad un certo punto però la passività della vittima non basta perché il maltrattante troverà sempre qualche pretesto per reagire con violenza
  • L’autore della violenza si pente, forse chiede anche scusa, si preoccupa della vittima e promette di non essere mai più violento.

Dopo la breve fase di “luna di miele”, il violento torna a colpevolizzare la vittima per le proprie reazioni: si rientra così sottilmente nella prima fase ed il ciclo riprende da capo. E’ la terza fase in particolare, quella in cui il maltrattante si mostra amorevole e pentito che porta la vittima a riprendere forza, sperando che si possibile recuperare il rapporto, che sia possibile un nuovo inizio. Le emozioni “illusorie” di questa fase è uno dei fattori che ostacolano il percorso di uscita dalla violenza.

Purtroppo è difficile uscire allo scoperto e dichiarare che il proprio compagno è un violento, poiché l’ambivalenza emotiva porta ad amare e odiare la stessa persona, quella che ci ama ma al contempo ci fa del male. Questi aspetti, insieme ad altri su esposti, fanno si che spesso, chi vive questa situazione e chi ne viene a conoscenza, tendono a minimizzare la gravità di quanto accaduto (attraverso meccanismi di negazione e minimizzazione), non riuscendo a fronteggiare la dissonanza emotiva e cognitiva: il silenzio culla così la falsa speranza che sia l’ultima volta e che magari sia possibile un nuovo inizio.

In realtà la verità è soltanto una: che l’amore non ha nulla a che fare con il controllo, la gelosia, il possesso; l’amore non ha nulla a che fare con l’ansia, la paura, il senso di colpa, l’umiliazione. L’amore non ammala, non annienta, non annichilisce. Non esistono schiaffi dati a fin di bene o comportamenti di controllo finalizzati alla protezione. Niente giustifica questi atteggiamenti, nulla giustifica un gesto violento, perché l’amore non è mai violento:, l’amore è nutrimento reciproco, l’amore è libertà e rispetto dell’altro, non è giustificazione o attesa. L’amore è certezza, non illusione, l’amore è sentirsi al sicuro, è crescere come individuo e come coppia, all’interno di una relazione fatta di solidarietà, rispetto, fiducia e ascolto.

 

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