Coronavirus e paura: equilibrio tra emozione e rischio oggettivo

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A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa psicoterapeuta a Roma.

L’emozione della paura ha una funzione evolutiva da sempre. Essendo una emozione primaria di difesa, ha infatti consentito all’essere umano di sopravvivere fin dall’età preistorica, dapprima come risposta a stimoli reali (aggressione da parte animali pericolosi), successivamente come conseguenza di anticipazioni, ricordi o previsioni. Se ben proporzionata ai pericoli è ovviamente funzionale alla salvaguardia di sé ma, nei casi in cui lo stimolo non è evidente, ecco che la risposta di allarme viene mediata lettura soggettiva e, in questo caso, dal contagio collettivo del panico che altera l’obiettività di ciascuno. Attualmente la risposta alla paura che stiamo mettendo in campo è simile a quella successiva ad un attacco terroristico: abbiamo visto tramite i media quello che è successo in altre zone interessate e allo stesso modo non sappiamo quando e se capiterà anche a noi, come si presenterà e se il nostro vicino potrà potenzialmente recarci danno. Ci troviamo di fronte all’imponderabile e l’imprevedibilità da sempre è fonte di ansia e paura per l’essere umano, che proietta su quel contenitore tutte le proprie fragilità e difficoltà. C’è la sensazione che qualcosa minacci la nostra esistenza o la nostra integrità fisica o delle persone a noi vicine, con un dilatarsi della paura anche ad un futuro più prossimo. Si avverte la minaccia del dolore è il senso di impotenza annesso a cui le persone possono reagire in vari modi. L’autoisolamento è ovviamente la risposta primaria nell’ottica dell’autoconservazione mentre altre persone pur di fronteggiare l’ansia,l’impotenza e la frustrazione preferiscono agire ignorando quelle che sono azioni protettive semplici per cercare di mantenere una parvenza di normalità. Sottovalutare il problema porta a comportamenti inadeguati esattamente come sopravvalutarlo porta ha una scarsa efficienza e efficacia: ognuno di noi deve trovare in realtà il proprio quoziente di resilienza, equilibrando la paura e il rischio oggettivo perché, se da un lato ci troviamo di fronte ad una risposta emotiva eccezionale a seguito di un evento eccezionale, è vero anche che vi sono delle linee guida dell’ OMS e dell’ISS sono state varate per arginare e contenere il più possibile il contagio e l’affluenza negli ospedali che andrebbero a discapito soprattutto delle categorie più deboli.

Di seguito cinque indicazioni antipanico dell’Ordine Nazionale degli Psicologi

1) la curva della paura: la giusta considerazione del pericolo ci aiuta ad avere comportamenti efficaci

2) attenersi ai fatti: le misure collettive scaturiscono dall’esigenza di arginare l’epidemia

3) farsi prendere dal contagio collettivo da panico affievolisce la capacità di giudizio: Molti provano ansia e nel tentativo di gestirla adottano comportament  irrazionali e controproducenti

4) le emozioni offuscano il ragionamento ma ora più che mai è importante basarsi sugli oggettività che non è interpretabile: equilibrio tra paura e rischio

5) ricerca dell’invulnerabilità è controproducente perché ci rende più paurosi e isolati

 

Come affrontare il Coronavirus: tre buone pratiche

 

1) evitare la ricerca compulsiva di informazioni e usare solo fonti affidabili per stoppare il flusso ininterrotto di “allarmi ansiogeni”

2) fenomeno collettivo non individuale che richiede comportamenti di protezione come collettività responsabile

3) agiamo collettivamente seguendo le indicazioni dell’ OMS e dell’ISS

 

Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/

 

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