L’importanza di dire di no: una metafora sul dialogo sabotante!
A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Roma.
Henry Ward Beecher è stato un prominente politico statunitense, tra i primi ad entrare a far parte della Hall of Fame for Great Americans Un giorno, il giovane Beecher fu interrogato dalla sua professoressa di letteratura, che gli chiese di ripetere di fronte a tutta la classe una poesia spiegata durante la lezione precedente. Titubante, ma consapevole di aver studiato sodo, il giovane Beecher si alzò di fronte a tutti i suoi compagni ed iniziò a ripetere.
Appena il tempo di pronunciare le prime strofe della poesia, che un NO! categorico, scandito dalla severa professoressa, risuonò tra le mura dell’aula.
Intimorito, il giovane Beecher ricominciò daccapo, ma ancora una volta arrivò il terribile NO!.
Umiliato, Henry si fermò e tornò a sedersi con lo sguardo fisso sul proprio banco.
Interrogato dalla professoressa, un secondo ragazzo, John, si alzò in piedi per recitare la stessa poesia. Ancora una volta, appena il ragazzo iniziò a ripetere, la professoressa urlò un secco NO!. Il compagno di Beecher però continuò a ripetere, fino al termine della poesia.
Una volta tornato a sedersi, la professoressa disse soddisfatta: ‘Molto bene!‘.
Henry, irritato, protestò con l’insegnante: ‘Non è giusto, io ho recitato le stesse strofe diJohn‘.
La professoressa di letteratura, per nulla sorpresa, rispose al giovane Beecher: ‘Non è sufficiente conoscere la lezione, Henry, devi essere sicuro della tua preparazione. Quandomi hai permesso di fermarti, lo hai fatto perché non eri certo di esserti preparato a sufficienza. Se il mondo ti urla ‘No‘, è tuo dovere rispondere ‘Sì‘, e dimostrare le tue capacità‘.
Il giovane Henry quel giorno imparò una lezione che lo accompagnò per il resto della sua vita e che fece di lui uno dei più importanti padri fondatori degli Stati Uniti d’America.
Qual’è l’insegnamento che possiamo trarre?
Siamo il prodotto del nostro passato e senza che ce ne rendiamo conto insegnamenti familiari e sociali, influenze religiose hanno condizionato e condizionano la nostra vita attuale, rinforzati da esperienze trascorse.
Tutto questo ha generato in noi dei condizionamenti, delle CREDENZE che utilizziamo come regole di vita per muoverci nel mondo e nelle relazioni e dalle quali non intendiamo discostarci poichè non avremmo altre “bussole” per orientarci.
Peccato che queste regole non sempre siano “potenzianti”, ovvero non sempre ci spingono a realizzare quello che vorremmo. Tuttavia, non ne avvertiamo il potere frenante, ma semplicemente sviluppiamo un DIALOGO INTERIORE SABOTANTE, fatto di divieti, assunti, convinzioni che si manifestano sia sotto forma di emozioni come frustrazione, senso di colpa, vergogna, inadeguatezza, ansia, sconforto, sia come sintomo ( cefalee, colon irritabile, attacchi di panico, relazioni ciclicamente fallimentari etc..).
Beecher probabilmente aveva la convinzione sabotante radicata di “non contraddire chi è più esperto”, e l’ha portata avanti anche a costo di andare contro se stesso.
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