Disturbo post traumatico da stress: la reazione alla minaccia della propria integrità psico-fisica
A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Roma
Il disturbo post-traumatico da stress, o PTSD (dall’inglese post-traumatic stress disorder), fu diagnosticato e aquisì una propria identità nosografica in seguito agli studi effettuati sui soldati reduci dal Vietnam, sebbene fossero già noti in precedenza gli effetti deflagranti dei traumi sulla personalità. Quasi tutte le persone che vivono un’esperienza traumatica sperimentano una condizione di stress, ma non è detto che questo provochi la comparsa di un disturbo vero e proprio. Si parla di disturbo quando la persona, a seguito dei sintomi correlati al trauma, riscontra una significativa compromissione del proprio funzionamento sociale e lavorativo.
Il PTSD si riscontra quindi nelle persone esposte direttamente a situazioni in cui esperisce in prima persona o assiste o viene informato della minaccia della integrità fisica e identità psicologica che riguarda se stesso o qualcuno con cui è in stretta relazione ( familiare o amico). Si fa riferimento quindi anche alla conoscenza di morte inaspettata , di grave danno o lesione o minaccia di morte. Si può parlare quindi di disturbo post traumatico da stress nelle situazioni in cui l’individuo subisce o assiste a situazioni di violenza fisica, torture, incidenti e catastrofi naturali ( es terremoto). Vi è infatti un aumentato senso di vulnerabilità legato ad un evento estremamente stressante e verso il quale la persona prova paura, terrore, orrore e impotenza. La probabilità di svilupparlo può aumentare proporzionalmente all’intensità e con la prossimità fisica al fattore stressante. Ne consegue quindi una costellazione di sintomi emotivi, cognitivi e fisiologici che impediscono alla persona di riprendere il proprio percorso esistenziale e di integrare quindi l’evento nella propria esperienza di vita.
I sintomi del disturbo post traumatico da stress possono essere raggruppati in tre categorie principali:
- Rivivere l’evento traumatico in modo continuativo. Incubi, pensieri, ricordi ricorrenti e intrusivi: tutto concorre a rivivere l’accaduto e a sviluppare sintomi correlati che acuiscono il disagio provato. Questi episodi definiti “flashbacks dissociativi”, sebbene brevi, sono tuttavia associati ad un prolungato stato di attivazione neurofisiologica
- L’evitamento degli stimoli associati al trauma ( es. luoghi, persone, conversazioni o date simboliche).La persona cerca di sopprimere i pensieri e le immagini intrusive, estraniandosi dalla realtà, con la conseguente riduzione della reattività generale. Tutte le energie che ha a disposizione vengono infatti indirizzate per combattere e non pensare, in una lotta costante che strema la persona anche fisicamente.
- Sintomi di elevata attivazione fisiologica. Sintomi di aumentato arousal come difficoltà ad addormentarsi e a mantenere il sonno e la concentrazione, irritabilità, ipervigilanza, ansia: i pensieri e le immagini prodotti dalla mente ricorrono in un circolo vizioso che si autoalimenta.
Sono inoltre presenti depressione e perdita di interesse verso le attività significative e per prospettive future, scoppi improvvisi di collera, con relativa compromissione delle relazioni interpersonali e tendenza all’isolamento: si assiste ad un cambiamento delle caratteristiche precedenti della personalità
Ideazione suicidaria, condotte autolesive e abuso di sostanze ( per alleviare il disagio) possono inoltre accompagnare reazioni psicosomatiche come cefalea, disturbi gastrointestinali e patologie dermatologiche ( es. psoriasi, eczemi etc..).
Le emozioni maggiormente riportate oltre ad ansia e rabbia sono vergogna, senso di inefficienza, mancanza di speranza, sentirsi irreparabilmente danneggiati, sensazione di minaccia costante
Il disturbo post-traumatico da stress si differenzia dal disturbo acuto da stress per la durata dei sintomi. Mentre il disturbo acuto da stress si risolve solitamente entro un mese dal suo esordio, quello post traumatico continua. Inoltre, a differenza del Disturbo dell’Adattamento, nel PTSD l’evento stressante è di natura estrema, non presenta cioè un livello di gravità “comune”.
Il trattamento relativo al disturbo post traumatico da stress richiede un intervento psicoterapeutico ad indirizzo cognitivo comportamentale per elaborare il trauma e gestire la sintomatologia ansioso-depressiva, facendo ricorso in particolare alla tecnica dell’EMDR , atta al riprocessamento cognitivo-emotivo dell’evento traumatico, così da poterlo integrare all’interno della propria esperienza.
Bibliografia
APA, “DSM-IV-TR” (Manuale Diagnostico Statistico dei Disordini Mentali), Ed. Masson, 2000
B.C. Frueh, J. Ford, A.L. Grubaugh, “Il disturbo post traumatico da stress. Diagnosi e trattamento”, Ed. FerrariSinibaldi, 2013
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