Intervista della Dottoressa Venturini su Silhouette Donna novembre 2015

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La Dottoressa Anna Chiara Venturini, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Roma è stata recentemente intervistata sul mensile nazionale di salute e benessere “Silhouette donna” di novembre 2015.

L’articolo dal titolo “Ti amo ma com’è difficile dirlo” è tratto dall’omologo “Manifestare verbalmente l’amore è ancora tabù?”, pubblicato su questo sito nella categoria relazioni di coppia.

Ne proponiamo di seguito un breve riassunto.

 

Dare voce ai propri sentimenti può essere meno scontato di quel che sembra, sia per lui che per lei.

In chat ci si conosce, in bacheca ci si fidanza e lo status di impegnato/a o fidanzato/a serve a legittimare la nostra relazione e a rinforzare il nostro ego, quasi a testimoniare che non solo anche noi abbiamo una storia, ma va anche a gonfie vele, soddisfacendo il nostro bisogno di appartenenenza al gruppo di riferimento, che una volta era la famiglia, ed oggi è l’insieme dei contatti sui social network.

A Tutta questa esposizione mediatica dei sentimenti, in realtà nel privato assistiamo ad una difficoltà evidente nel dichiarare al partner intenti ed emozioni.

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“Nell’ambito culturale e sociale la formula <<ti amo>> è interpretata in modo abbastanza univoco e presuppone un impegno di una certa durata, ma nel privato assume significati diversi in base alle aspettative ad alle esperienze vissute”-sottolinea la Dott.ssa Venturini, psicologa, psicoterapeuta_ “Per qualcuno può voler dire<< voglio creare qualcosa di stabile e duraturo con te>>, per qualcun’altro <<voglio che tu sia il padre/la madre dei miei figli>>, per altri ancora <<mi piace stare con te ad al momento non mi interessa nessun altro>>”. Questo complica la comunicazione tra i partner e può dar luogo a fraintendimenti che spingono alla ritrosia.

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Tutti noi abbiamo degli schemi inconsci che tendiamo a mettere in atto e a ripetere: sono quei copioni che apprendiamo in famiglia, nella società e che vediamo spesso confermati dalle esperienze. “Se una persona ha vissuto più relazioni d’amore che hanno creato sofferenza e ne hanno minato l’autostima, potrebbe anche soffrire di un blocco emotivo: nell’uomo ruota più spesso intorno alla paura di essere ferito, deriso e incompreso e all’amozione della vergogna, mentre nella donna è più forte la paura di essere rifiutata, abbandonata o paragonata ad altre donne”-sottolinea la Venturini- “In sottofondo c’è la paura che il copione si ripeta, quindi si vive la relazione senza esporsi più di tanto anche verbalmente: dire <<Ti amo>> è un modo per mostrare il fianco e sentirsi vulnerabili”.

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L’uomo è meno portato a parlare di sè e delle proprie emozioni, complice anche la società e la cultura che nel tempo hanno richiesto che fosse forte, stabile e invulnerabile. Se a questo si aggiunge una scarsa educazione ai sentimenti e un’esagerata attenzione alla mente razionale, non c’è da stupirsi che gli uomini non riescano a dire <<Ti amo>>

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“Ma va detto che succede sempre più spesso anche il contrario, dato che la donna tende a proteggere la propria sfera emotiva con quella corazza che prima era ad appannaggio soltanto di lui”-sottolinea la Venturini- “In questi casi evitiamo, se siamo alla ricerca di conferme verbali, di scaricare la nostra ansia sull’altro con domande o con una richiesta continua di feedback, mentre è importante concentrarci su come l’altro ci fa sentire: se al di là dell’intesa sessuale (che è importante ma da sola non basta) il partner riesce a soddisfare in pieno coi suoi gesti e comportamenti i nostri bisogni di sostegno, protezione presenza e ascolto, significa che li ha ascoltati e che si è dato da fare per farci stare bene”.

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“Dire <<Ti amo>> a qualcuno presuppone che ci sia un certo coinvolgimento ma non significa che debba essere per forza per la vita. “Non è la dichiarazione di un impegno, ma la manifestazione di un sentimento”-chiarisce la Venturini- Invece molto spesso si viene sopraffatti dalla paura di prendere un impegno troppo serio e di finire in gabbia. Per questo si è portati a nascondere i propri sentimenti e a sminuirli. “

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“Se lui è restio ad esprimere le emozioni proviamo ad essere empatici: <<In questa situazione io mi sarei sentita così…>> in un clima di maggior complicità sarà più portato al dialogo e all’apertura.

E’ inoltre bene dire come ci sentiamo e sottolineare a parole gli effetti positivi  delle sue azioni sul nostro benessere, le valorizza e crea una dinamica a specchio che alla lunga può portarlo ad esprimersi a sua volta più liberamente.

Infine è importante ricordare che: se ostentiamo marcatamente forza e indipendenza l’altro può sentirsi inutile e sarà poco portato a mostrare momenti di debolezza ( poichè il messaggio che passa è che la debolezza non viene accettata), e che fissandoci su regole standard riguardo frasi o formule d’amore può bloccare l’altro e impedirgli di esprimere quello che sente davvero. Ricordiamoci che a volte un sincero e ponderato <<Ti voglio bene>> (che significa “Io voglio il tuo bene”) vale più di un appassionato <<Ti amo>> che fa di certo più scena ma può tradurre un amore profondo quanto un’intensa infatuazione.

 

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