Tachicardia e disturbi d’ansia: quella sensazione di “avere il cuore in gola”

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tachicardia panico ansia psicoterapia cognitivo comportamentale romaA cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini psicologa psicoterapeuta a Roma

L’ansia e il cuore sono strettamente correlati: non c’è stato d’ansia che non si rispecchi nel cuore modificandone la frequenza e il ritmo; questo perché esiste uno stretto legame tra anima e corpo, tra le esperienze psichiche e le esperienze del corpo.

Tra le sofferenze psichiche i disturbi d’ansia sono certamente la patologia più frequente e più diffusa.

La parola ansia ( dal latino angere ossia “stringere”) per derivazione della parola è associata con l’idea di strettezza, costrizione, imbarazzo; e nell’uso primitivo la parola ansia era collocata nel petto e associata in modo preminente con l’angina pectoris.

L’ansia è uno stato caratterizzato da sentimenti di paura e di preoccupazione non connessi ad alcuno stimolo specifico, diversamente dalla paura che presuppone un reale pericolo. Nella sua forma più acuta parliamo di attacchi di panico.

Il termine “panico” nasce dalla mitologia greca in cui si narra del dio Pan, metà uomo e metà caprone, che spaventava i viandanti e i pastori comparendo all’improvviso sul loro cammino e scomparendo poi velocemente, lasciando le proprie vittime sorprese, sbigottite e disorientate, nell’incapacità di spiegarsi quanto fosse accaduto.

Similmente a quanto si racconta in tale mito, un attacco di panico è un episodio breve ed intenso in cui si sperimenta ansia acuta e che comporta intensi sintomi somatici accompagnati da vissuti psicologici di terrore, catastrofe imminente e impulso a fuggire.

Insieme ai sintomi psichici e cognitivi, la maggior parte dei pazienti con A.P. manifesta sintomi organici che si riferiscono al sistema cardiovascolare tachicardia, aritmie, sensazione di svenimento), al sistema gastrointestinale (dolori al fegato e altri disturbi intestinali), al sistema nervoso (cefalea, vertigine, stordimento, addormentamento degli arti) e al sistema respiratorio ( senso di soffocamento, sensazione di fame d’aria, difficoltà di respirazione).

 

Il DSM IV- TR descrive l’attacco di panico come un periodo preciso di paura o disagio intensi, in assenza di reale pericolo, accompagnati da almeno quattro dei seguenti sintomi:

  • palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia;
  • sudorazione;
  • tremori fini o a grandi scosse;
  • dispnea o sensazione di soffocamento;
  • sensazione di asfissia;
  • dolore o fastidio al petto;
  • nausea o disturbi addominali;
  • sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;
  • derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi);
  • paura di perdere il controllo o di impazzire;
  • paura di morire;
  • parestesie (sensazione di torpore o di formicolio);
  • brividi o vampate di calore.

La combinazione dei sintomi è molto varia e in alcuni casi i sintomi sono maggiormente di tipo organico. Ogni crisi di panico rappresenta un circolo vizioso in cui i sintomi fisici alimentano quelli mentali e viceversa. L’attacco ha un inizio improvviso e raggiunge rapidamente l’apice, di solito in dieci minuti o anche meno.

Il sintomo somatico più frequente presente in chi sperimenta un attacco di panico e vissuto con angoscia è la tachicardia.

La tachicardia in genere  provoca la percezione soggettiva del battito cardiaco (che normalmente non avviene) spesso descritta come “sensazione del cuore in gola”.
E’ possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia e dell’attacco di panico prendendo in considerazione quattro caratteristiche fondamentali del battito cardiaco: frequenza del battito; ritmicità o aritmicità; modalità di insorgenza e remissione; sintomi di accompagnamento.
– frequenza del battito; se la tachicardia si mantiene entro i 130 battiti al minuto ci troviamo quasi certamente, di fronte a una tachicardia su base ansiosa di pertinenza psicoterapeutica e/o psichiatrica, mentre le tachicardie che superano i 150/ 200 battiti al minuto sono da considerare, quasi sicuramente, di natura cardiologica.

– ritmicità o aritmicità; nell’A.P. è presente  l’aumento del battito cardiaco che conserva regolarità del ritmo, l’aumento della frequenza del battito cardiaco con irregolarità del ritmo, è tipico di condizioni cardiologiche.

– modalità di insorgenza e remissione; l’A.P. raggiunge l’apice in 10 minuti, mentre la sua scomparsa è più graduale. Nelle aritmie si passa bruscamente da un ritmo normale a un ritmo di 150 battiti al minuto e oltre e così come improvvisamente esordisce altrettanto repentinamente viene a cessare;

– sintomi di accompagnamento; molti sintomi delle aritmie sono simili ai sintomi dell’A.P., ma alcuni sintomi, tipici dell’A.P., non sono presenti nelle aritmie: palpitazioni/tachicardia, sudorazione,brividi o vampate di calore, tremori fini o grandi scosse, parestesie, nausea o disturbi addominali, senso di asfissia, derealizzazione/ depersonalizzazione. La sintomatologia che si ritrova nell’aritmia e difficilmente nell’A.P. riguarda dolori o fastidi al petto.

Sarebbe auspicabile,una buona collaborazione tra medico e psicologo, in quei quadri clinici la cui sintomatologia può soddisfare contemporaneamente i criteri di diverse e contrastanti  diagnosi, non solo per ridurre fortemente il rischio di errore ma, soprattutto per consentire di raggiungere con successo il comune obiettivo del benessere psicofisico del paziente.

 

Bibliografia

Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (4th ed), American  Psychiatric  Association (2001), DSM- IV- TR. Masson, Milano.

E.Borgogna, “Le figure dell’ansia”, 1997, Feltrinelli, Milano.

E. Borgogna, “Le intermittenze del cuore”, 2003, Feltrinelli Milano

 

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