Cosa vedete? Osservate bene e prendetevi qualche minuto. Se necessario prendete anche nota di quello che avete osservato
Ecco, la psicoterapia principalmente fa proprio questo: far assumere al paziente un nuovo punto di vista. Il terapeuta, infatti, non fa tabula rasa di tutto quello che è stato finora il paziente, anzi, inizia a fare un cambio di stagione. Come diceva la mia terapeuta a suo tempo, per fare ordine, serve il disordine… un pò come quando si fa il cambio di stagione e si tolgono tutti i vestiti dall’armadio per mettere in ordine poi sia quelli della stagione trascorsa, sia quelli della stagione che sta per arrivare. Non immaginiamo quindi la terapia come un “lavaggio del cervello”, bensì come la possibilità che la persona si dà per scoprire e vagliare nuove alternative.
L’ individuo conosce e riconosce i meccanismi che l’hanno portato ad essere quello che è, nella buona e nella cattiva sorte e si dà l’opportunità di scoprirne degli altri…così da poter poi scegliere . La psicoterapia è quindi uno strumento dei più efficaci per venire a conoscenza dei propri limiti, ma soprattutto delle proprie risorse e capacità, sperimentando, nello spazio protetto della seduta, nuove condizioni emotive e pratiche che fanno sorgere la curiosità verso se stessi, gli altri e il mondo.
Il modello cognitivo
“Non è la situazione di per sè a determinare ciò che le persone sentono, ma è piuttosto il modo in cui interpretano la situazione” (Beck, 1964).
Immaginiamo per esempio due ragazzi che si apprestano a fare un’esame di psicologia generale: essi hanno risposte emotive differenti rispetto a quello che gli passa per la mente mentre attendono l’esame fuori dall’università.
Il ragazzo A pensa: ” Speriamo di passarlo, in fondo ho studiato in modo approfondito, non credo avrò problemi nel rispondere alle domande del prof”, e si sente moderatamente tranquillo.
Il ragazzo B pensa: ” Di sicuro non lo passerò, per quanto mai io possa studiare non sarà mai abbastanza, forse non avrei dovuto nemmeno presentarmi, sarà un disastro, già lo so” e si sente molto in ansia ed ha paura
Il ragazzo C pensa: ” Ho sbagliato facoltà, questo esame on mi servirà a nulla, come nemmeno questa facoltà… finirò disoccupato come gli altri universitari” ed è deluso e arrabbiato
Il ragazzo D pensa: ” Questo esame è davvero utile.. non vedo l’ora di proseguire il mio percorso… diventerò un bravo terapeuta un giorno”, e si sente moderatamente eccitato.
Così, il modo in cui le persone si sentono è associato al modo in cui pensano ed interpretano una situazione. NON è LA SITUAZIONE CHE IN SE STESSA DETERMINA DIRETTAMENTE COME SI SENTONO, MA E’ LA RISPOSTA EMOTIVA DOVUTA A COME PERCEPISCONO LA SITUAZIONE.
Per esempio, mentre stai leggendo queste parole potresti notare differenti pensieri che ti attraversano la mente, e allora potresti incominciare a chiederti “Cosa sto pensando?” Si tratta di pensieri veloci, spesso di tipo valutativo, o immagini… ad ogni modo sono quelli che si definiscono PENSIERI AUTOMATICI perchè non sono frutto della riflessione ma appunto automatici, veloci, coincisi, improvvisi. Spesso però non ne siamo consapevoli; quello che avvertiamo è infatti spesso l’emozione che ne consegue e non siamo abituati a domandarci “Cosa sto pensando?” Molto spesso, nella mia pratica clinica, incontro persone che portano come problema il “mi sento insoddisfatto…” oppure ” mi sento strano… non so cos’ho… mi sento un pò giù” e ovviamente non hanno la più pallida idea che dietro le loro emozioni di ansia, paura, frustrazione, tristezza c’è un pensiero automatico e ancor prima una situazione che lo ha fatto scaturire… loro avvertono solo l’emozione prorompente e ovviamente non sanno nè denominarla ( molto spesso si conoscono solo 3-5 emozioni di base senza pensare che in realtà sono molte di più) nè capiscono a cosa sia dovuta. Nella terapia cognitivo comportamentale si identificano quindi i pensieri automatici prestando attenzione ai cambiamenti d’umore. Avendo identificato quali pensieri sono responsabili, se ne verifica la validità; dopo di che si cerca di comprendere se la propria interpretazione della realtà è erronea e la si correggerà ( ristrutturazione cognitiva). Si potrà così scoprire che improvvisamente anche il proprio umore cambierà e migliorerà… pensando bene potrete stare davvero meglio.
Quello che abbiamo qui sopra descritto semplicemente è in realtà lo strumento principe della terapia cognitivo comportamentale, ovvero l’ABC, dove A sta per evento attivante( l’esame di psicologia generale) e C sta per conseguenze, sia di natura emotiva ( ansia, tristeza etc..) che comportamentale ( non studiare più, ritirarsi dall’esame etc..). Ma la B ? E’ quella che di solito sfugge. Siamo abituati a pensare che sia A causa di C ” ho l’esame quindi sono in ansia”, senza pensare che in mezzo c’è un mare di pensieri automaticiche tuttavia non siamo abituati ad osservare e valutare.
Con la terapia cognitivo comportamentale potremo quindi scoprire i nostri B che ci dichiarano guerra facendoci stare male, potremo guardarli da vicino e ristrutturarli per vivere meglio grazie a pensieri più funzionali.
Il passato esercita di certo un’influenza molto pesante su ciò che siamo, su quello che vogliamo, sul nostro modo di pensare e di agire. Tuttavia noi abbiamo il potere di scegliere, di cambiare ogni volta che decidiamo di mettere in campo i nostri B, nuovi modi di pensare, di essere, di stare. Qualsiasi cosa sia accaduta dovete ricordare che i vostri B, i vostri pensieri sono ORA e che tutto quello che vi ha condizionato finora non ha più nè diritto nè possibilità di farlo. Assumetevi la responsabilità di essere felici e vivere la vostra vita perchè… se non lo farete voi.. chi lo farà al vostro posto?
A proposito… nell’immagine si vede un uomo anziano con la barba, una donna col bambino in braccio e un signora vestito di bianco… se non li avete trovati… provate a cambiare punto di vista…
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