A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa psicoterapeuta a Roma.
Dolore cronico a carico della vulva, bruciore, sensazione di abrasione e dolore durante il rapporto sessuale: la
vulvodinia è una patologia ginecologica frequente ma la cui diagnosi non è sempre tempestiva. Molte ragazze e giovani donne arrivano, infatti, ad aver chiaro il quadro sindromico dopo anni di
cistiti, candide e dispareunia ( dolore durante il rapporto sessuale): sintomi spesso intermittenti e transitori, considerati di natura psicosomatica e pertanto portati avanti nel tempo. Al di là del riconoscimento di una eziologia biologica, esistono una serie di fattori psicologici predisponenti, precipitanti e di mantenimento del disturbo che ne determinano il persistere e l’eventuale difficoltà di trattamento in base al livello di cronicità. Vediamoli nell’ordine.
Fattori predisponenti: chi può manifestarla e perché
Per quanto concerne gli elementi psicologici che favoriscono l’insorgenza della
vulvodinia, possiamo riscontrare traumi T come abusi, violenze, aborti, raschiamenti interventi chirurgici nell’area genitale. Quest’ultima e in particolar modo il pavimento pelvico, risentono della tensione accumulata nel tempo. A seguito di un
evento/stimolo stressante (stressor)
si innesca una risposta di allarme che tende tuttavia a permanere ( a causa dei fattori di mantenimento), determinando un
ipertono del pavimento pelvico,
uno stato infiammatorio prolungato e una iperstimolazione delle terminazioni nervose deputate alla percezione del dolore. La risposta di allarme si ha però, anche in presenza di traumi non legati all’incolumità fisica (t), ma che chiamano in causa una strategia di fronteggiamento disfunzionale.
Perfezionismo, inibizione e congelamento emotivo, evitamento attivo (legato alla paura di provare nuovamente dolore), sono alcune delle modalità con cui la donna cerca di affrontare la situazione stressante. Questo comporta spesso un aumento di dopamina, cortisolo e noradrenalina: neurotrasmettitori che in caso di stress elevato e/ ho prolungato determinano l’insorgenza di sintomi ad esso correlati.
Fattori precipitanti: perché proprio ora.
Come detto in precedenza, si arriva alla diagnosi di
vulvodinia dopo diverso tempo: molto spesso la donna porta avanti rapporti dolorosi fino ad evitarli poi totalmente. Cistiti, candide e sensazioni di avere spilli o aghi nella zona vulvare, percezione di sfregamenti e abrasioni indipendentemente dalla lubrificazione durante l’atto sessuale: a volte per anni se ne ignora la causa primigenia ed è inizialmente difficile risalirvi. Tuttavia una domanda può essere di aiuto:
cosa è accaduto nei due anni precedenti? In quel caso potremmo rintracciare l’evento precipitante che nei due anni successivi ha determinato la risposta di
stress: cambio di lavoro o di ambienti di vita, o addirittura l’inizio di una relazione felice, oltre ai traumi T precedentemente menzionati. Questi elementi richiamano ovviamente tutte le risorse necessarie ad un adattamento una condizione che può risultare più ostica del previsto per persone con tratti ansiosi o orientate al risultato.
Fattori di mantenimento: cosa la alimenta nel tempo
In questo caso entrano in gioco le determinanti sociali e culturali riguardo religione, educazione sessuale, identità di genere e ruoli nella coppia. Schemi copioni e credenze apprese in famiglia e nella società condizionano infatti, la libertà espressiva dell’affettività e dell’emotività individuale e di coppia, fino a influenzare un sano approccio alla sessualità.
Come intervenire
Vista la poliedricità dei fattori è necessario un approccio multidisciplinare con più figure professionali capaci di intraprendere percorsi integrati e volti alla presa in carico globale della donna. Da un punto di vista psicologico, un percorso psicoterapeutico richiede un intervento più livelli dando priorità ai traumi T e ai fattori di mantenimento per poi arrivare a indagare le cause primarie che rimandano alla storia di vita e alla struttura di personalità di ciascuna donna.
È importante ricordare che la manifestazione di un sintomo è il tentativo di adattamento ad una condizione di cui a volte si sottovaluta l’impatto emotivo: tentativo non funzionale che però è il solo che la persona riesce ad adottare in quel momento con le risorse di cui dispone.