Autostima: il racconto di una rinascita

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Sono una ragazza che, da qualche settimana, ha compiuto trent’anni.
Non ricordo esattamente quando decisi di intraprendere il percorso psicoterapeutico, non so dire con esattezza il giorno o l’anno, al momento non mi viene in mente, non ricordo. Ricordo, però, che è stato qualche anno fa, forse quattro o cinque all’incirca, so solo che fu dopo l’ennesima delusione sentimentale: avevo una relazione (o almeno credevo di avere) con un uomo molto più grande di
me, narcisista, di cui mi ero innamorata, ma lui in realtà non aveva così tanto interesse per me, ma io ciò non riuscivo a vederlo.
Questa sofferenza fu la cosiddetta “goccia che fece traboccare il vaso”, come si usa dire; in realtà altri fattori, in quel periodo, concorrevano al mio malessere interiore, a farmi sentire inadeguata,“sbagliata”, “sciocca”, sempre fuori posto, ansiosa e triste, nonostante i miei sforzi di rincorrere una perfezione (vana ed effimera, dico oggi).

A ciò dobbiamo aggiungere i miei kg di troppo e un lavoro che non mi soddisfaceva ma che, tuttavia,  mi permetteva di avere un piccolo stipendio a fine mese. Per questo lavoro mi spendevo moltissimo, anche se dentro di me sentivo di essere sfruttata dal mio datore di lavoro: ero stanca, incupita e frustrata, ma questo lavoro non avrei osato mai lasciarlo, figuriamoci! Spendevo i miei soldi in
vestiti, scarpe, borse, gioielli, oggetti per essere vista o apprezzata dagli altri; io valevo poco, pensavo, ma le cose che possedevo no.
Inoltre, mi spendevo nel fare molte attività oltre all’università e al lavoro contemporaneamente: volontariato, corsi, lavoretti, riempivo la mia vita non solo di cose materiali ma anche di cose da fare per non prestare ascolto ad un’inquietudine che avevo dentro e che una volta guardata, ascoltata e compresa, mi ha permesso di essere libera e di cominciare ad andare incontro alla mia felicità e non
a quella dettata da altri.
Ad oggi ho lasciato il mio precedente lavoro, l’uomo narcisista e anche altre persone e molte situazioni “nocive”, “insane”, “vuote” che non facevano per me: l’ho fatto per rispetto di me stessa, innanzitutto.
I kg di troppo li ho ancora, dimagrirò un giorno, lo so, ma nel frattempo so che questo è solo l’esterno, l’aspetto esteriore.
Il vero cambiamento è avvenuto dentro di me, nella mia persona, nella mia essenza più profonda e questo è quanto basta per poter affermare che oggi cerco di vivere una vita più consapevole, “a mi manera” ovvero “a modo mio”, una vita che sento davvero mia.

Prima tendevo sempre a paragonarmi agli altri, io che ho da sempre vissuto in un paesino di provincia, dove tutti conoscono tutti, non volevo sentirmi da meno degli altri, dei miei “amici” se così possiamo definirli, da chi mi circondava, e la mia famiglia non mi ha aiutato in questo e in altro, tutt’altro. Oggi il paragonarmi agli altri mi sembra così assurdo:  io sono io e questo nessuno lo può superare.
Ognuno di noi ha la sua storia, il suo carattere, il proprio talento e le proprie aspettative, i propri difetti: oggi l’unica persona che voglio superare è me stessa, voglio migliorarmi, vincere le mie paure e iniziare a vivere davvero la vita che voglio per me. Non possiamo rimandare di essere felici, davvero felici. Non mi riferisco a una felicità fittizia, mascherata, quella del “tutto va bene”,
dell’andare avanti senza porsi domande. Domandiamoci cosa ci rende felici e rimbocchiamoci le maniche per cambiare: possiamo iniziare una vita nuova oggi, basta solo decidersi.
Oggi ho anche cambiato gruppo di amici e non evito più discussioni, come facevo un tempo. Non resto in silenzio, non mi faccio più andar bene le cose che non mi vanno bene, come ad esempio il mantenere rapporti solo “per facciata” e non ho paura di esprimere la mia opinione, anche se “è fuori dal coro” o potrebbe essere considerata tale.

Oggi sono arrivata ad una consapevolezza straordinaria: ciò che veramente conta è che persona si vuole essere nella vita.
Posso concludere che, a parer mio, la psicoterapia fa miracoli, se si è disposti ad affrontare il cambiamento, a versare qualche lacrima, a “soffrire un po’” e a mettersi in discussione. A tal proposito mi viene in mente la metamorfosi del bruco che diventa farfalla: ecco, se dovessi spiegare la terapia con una metafora lo farei così.
Il mio percorso è stato lungo e alternato a settimane di sedute e a settimane in cui non andavo in terapia, ma non l’ho mai abbandonata, era troppo importante, era una cosa per me. La mia terapeuta lo sapeva e sapeva che avevo bisogno di imparare a fidarmi di me, anche attraverso questo.
Noi stessi siamo le persone con cui passeremo il resto della vita, prendiamoci cura di noi e intraprendiamo questo percorso di vita.
Ci tengo a precisare che occorre affidarsi ad un professionista competente: io non potevo trovare di meglio! Oggi ho preso in mano la mia vita grazie anche e soprattutto al supporto che ho ricevuto e a ciò che mi ha trasmesso: nonostante le difficoltà so che dentro di me vi è un’invincibile forza che non mi lascerà subire le situazioni, sarò capace di affrontarle con consapevolezza e coraggio.

 

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