Sano egoismo: amare se stessi per imparare a riconoscere ed accettare l’amore altrui
A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a Roma.
Spesso avviene che i metodi educativi della nostra società tendono ad imporre regole, giudizi, sensi di colpa e di in particolare quando siamo felici, amiamo, godiamo, ridiamo, partiamo, desideriamo, cambiamo, ci lasciamo andare e quindi ci portano a controllare noi stessi, a reprimere le nostre pulsioni ed i nostri desideri. Ai bambini viene spesso detto: “prima il dovere e poi il piacere” in questo modo imparano a separare le due cose e a creare una sorta di dualismo nel quale la rinuncia è più importante della gioia, mentre l’attività prioritaria non potrà contenere gioia o piacere. Inoltre spesso viene spesso detto: “stai fermo”, “rimani seduto”, “stai zitto”, “non parlare a vanvera”, e fin da piccoli veniamo incanalati nella direzione del controllo, della resistenza e della rinuncia a seguire i propri istinti anche quando questi sono sani, e quindi a reprimere le emozioni. A sottolineare questa direttiva educativa vi è la classica frase detta dai genitori quando per esempio un bambino piange: “Cosa hai fatto?.. Cosa hai combinato?” anziché dire “Perché piangi? E’ accaduto qualcosa?”. E’ chiaro l’accento sulla dimensione del fare e non dell’essere emotivamente, come se di fatto le emozioni fossero un accessorio cui si può ricorrere se sono positive e quindi maggiormente gestibili rispetto alle negative. Risultato? I bambini non hanno la possibilità di scoprire il proprio mondo interiore che di conseguenza viene visto come oscuro e pericoloso e a cui è meglio rinunciare per muoversi nel più noto e facilmente controllabile mondo dell’agire. Imparano che “si è quello che si fa” e in quest’ottica un sano egoismo è da rifugire poiché impedisce di riconoscersi capaci ed efficienti in quanto va ad eliminare il mezzo per scoprirsi adeguati: l’altro. Il classico detto “chi si loda si imbroda” e il bollare come presunzione e vanità, quindi peccato, il semplice piacersi e star bene con se stessi, sono purtroppo degli indici che fanno riflettere su quanto in realtà siano offerti, ancora oggi, come modelli la modestia, la sottomissione e la sopportazione. Pensare a se stessi viene ritenuto un atto di egoismo e questo porta a reprimere se stessi. La conseguenza di depressioni, ansia, paure, attacchi di panico dovrebbe aiutare a rimettere questi schemi in discussione. Dobbiamo innanzitutto ricordare che ogni individuo è un essere unico e dotato di talenti propri e personalità proprie. Purtroppo l’educazione, la società, un certo tipo di moralità che deriva da vecchie credenze, le famiglie, il sistema scolastico tradizionale tende a conformare l’essere umano con gli altri sopprimendone i talenti individuali. Dovremmo iniziare a pensare di più a noi stessi preoccupandoci meno delle aspettative gli altri hanno per noi: questo non è egoismo, è ricerca della propria strada, della propria identità, della propria evoluzione individuale. L’egoismo esiste se danneggiamo realmente qualcuno, e anche se non cerchiamo di amare di più noi stessi, seguire le nostre passioni, i nostri talenti, i nostri desideri, la via della nostra vita, indipendentemente da ciò che gli altri potrebbero pensare inizialmente. Non possiamo dare amore agli altri se prima non impariamo a dare amore a noi stessi. Molti ricordano la frase “ Ama il prossimo tuo” ma pochi ne ricordano la parte finale “come te stesso”. Per amare liberamente dobbiamo prima brillare noi d’amore, ma se siamo persone che hanno represso i propri desideri e la propria creatività che genere di amore possiamo dare? Nessuno può conoscere quale sia realmente il nostro bene, né madri, né padri, né amici, né insegnanti, solo noi lo possiamo sapere e solo noi siamo in grado di sentire dentro noi stessi ciò che è giusto per noi e per la nostra vita. Talvolta i consigli altrui se pressanti, pur venendo espressi a fin di bene, pur avendo sicuramente una buona intenzione di base,danno come risultato il disorientamento, con il rischio di creare insicurezze e paure che non servono alla propria evoluzione personale e allontanano la persona dal proprio centro. E’ importante lasciarsi andare al flusso vitale delle nostre pulsioni creative, sentire ciò che abbiamo dentro nel nostro profondo e seguirlo, amare di più noi stessi per potere poi anche essere più realizzati e più gradevoli a chi ci sta vicino ed anche per amare maggiormente gli altri, senza compromessi o aspettative. La madre troppo apprensiva, il padre troppo severo, non aiutano i propri figli a crescere ma li caricano di ansie e di paure che prima o poi potrebbero tradursi in depressioni, ansia, panico, disturbi alimentari alla ricerca di affetto o di buchi da riempire, o al contrario in rifiuto del cibo, del nutrimento, squilibri, problemi relazionali, sensi di colpa nel desiderare di fare qualcosa di diverso da ciò che viene loro chiesto e altre situazioni poco piacevoli. La sofferenza deriva dal fatto che cerchiamo di resistere alle nostre reali passioni e ai nostri reali desideri, alla nostra reale identità, alla libera scelta preferendo soddisfare delle aspettative che non sono nostre pur di non dispiacere qualcuno, pur di assecondare anche se per poco i voleri di altri. Alla fine la scelta è comunque sempre e solo nostra, come anche le conseguenze. Chi vogliamo ascoltare? Siamo noi a vivere la nostra vita e se non lo facciamo noi chi lo farà al posto nostro? Non dobbiamo resistere alle passioni, a controllarle, a giudicarle, a fermarle o a sentirci in colpa quando le sperimentiamo. Il compito delle passioni è ricordarci chi siamo, che siamo vivi, che amiamo, che ci amiamo. Adattarci alle aspettative altrui è il vero egoismo, lo è verso noi stessi poiché ci opprimiamo e lo è anche verso gli altri perché non li aiutiamo a crescere ed a comprendere che è importante per tutti distaccarsi dalle identità altrui senza esserne dipendenti e senza creare dipendenze a sua volta. Abbiamo l’esigenza di trovare il nostro sé e di dare un senso reale alla nostra esistenza. Conformandoci al volere altrui e alle aspettative altrui è come sprecare questa nostra esistenza e le meravigliose opportunità di crescita che questa ci offre attraverso le esperienze che ci aiutano a crescere come esseri umani. Le persone che vivono le proprie passioni e che si inoltrano nella ricerca del proprio essere unico, si riconoscono come individui, ritrovano la loro identità. Talvolta possono essere ritenute egoiste perché difendono il loro spazio vitale, i loro talenti e perché non si adeguano al volere altrui. Le persone che si sentono dominanti ed anche le persone che si sentono vittime, tendono a controllare gli altri e uniformarli alle loro convinzioni, innanzitutto controllando e reprimendo per primi loro stessi. Quindi sentono il bisogno di alimentarsi attraverso l’energia di chi è vicino a loro. Non sono persone forti come si potrebbe pensare comunemente ma al contrario sono persone fragili che necessitano di controllare innanzitutto se stessi, poi le situazioni e le persone vicine, pensando purtroppo di fare il loro bene e di proteggerle. In realtà stanno soddisfacedo i loro bisogni e le loro paure. Attraverso la protezione tendono a reprimere i propri cari impedendo loro di crescere, come molto probabilmente è avvenuto a loro volta quando erano bambini. Quindi queste persone continuano a riportare a ruota perpetua dei comportamenti ciclici, a recitare lo stesso copione. La protezione offerta o imposta è come una gabbia dorata che quando supera la soglia (dopo l’infanzia) impedisce la crescita individuale. D’altro canto anche il vittimismo è una modalità comportamentale per controllare gli altri. Attraverso il vittimismo la persona che utilizza questa modalità crea nell’ altro il senso di colpa se non risponde alle sue aspettative, lo fa inconsciamente o volutamente. “Non mi accompagni a fare la spesa, sei il solito egoista e io poi come faccio da sola?” Essendo talvolta meno visibile è importante proteggersi dal vittimismo sia per proteggere se stessi, e come conseguenza anche per aiutare la persona che lo utilizza ad essere maggiormente indipendente e quindi aumentare il suo senso di autoefficacia. E’ importante essere in grado di riconoscere ciò che è giusto per se stessi e rendersi responsabili della propria vita e delle proprie azioni. Quindi è utile non lasciarsi condizionare dalle aspettative che altri hanno o modellarsi a identità non proprie, è importante seguire i propri reali desideri, incamminarci sulla propria strada, seguire le proprie scelte, senza sopprimerle, ascoltare il proprio mondo interiore. Ascoltiamo quindi, ciò che ci dice la nostra anima, il nostro Sé, senza cadere nella trappola perché ricordiamoci, gli altri ci danno dell’egoista solo perché non soddisfacciamo un loro desiderio o bisogno: pensiamoci bene allora se vale davvero la pena o se magari un po’ di “sano egoismo”non possa in realtà farci scoprire che “noi valiamo” per il semplice fatto di esistere.
Bibliografia
Enrico Rolla “Piacersi non piacere”, Ed. SEI Torino, 1993
Maria Cristina Strocchi “Autostima. Se non ami te stesso, chi ti amerà?”, Ed. San Paolo, 2012
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